Un’altra lite per “App Store”
Come abbiamo già raccontato in questo blog, alla fine dello scorso anno Microsoft ha presentato opposizione alla registrazione del marchio “App Store” da parte di Apple, che secondo Microsoft non potrebbe essere registrato – e quindi monopolizzato – dalla rivale in quanto termine generico. Nell’attesa che quella disputa venga definita, il marchio App Store continua a far parlare di sé, ma questa volta è Apple ad agire in giudizio a sua tutela; e convenuta è in questo caso Amazon, che di recente ha lanciato i propri “Amazon Appstore Developer Portal” e “Amazon Appstore Developer Program” così violando, secondo Apple, il marchio in questione.
Nel proprio ricorso depositato lo scorso 18 marzo, Apple afferma che “Il termine App Store non era generalmente utilizzato in connessione con la distribuzione di programmi software prima che Apple lo adottasse come marchio“, tant’è che gli operatori che fornivano servizi di download di software per piattaforma mobile utilizzavano marchi che nulla avevano a che vedere con App Store (ad esempio Verizon aveva chiamato il suo servizio “Get it now virtual store“, poi cambiato in “Verizon media store“, e tuttora Microsoft chiama il proprio servizio “Marketplace” con il sottotitolo “virtual store for apps”). Apple continua quindi rilevando che, oltre ad avere coniato un marchio mai utilizzato prima dai concorrenti e che ha avuto enormi successo e attenzione da parte del pubblico, essa ha anche effettuato ingenti investimenti per la sua promozione; tutte circostanze, queste, che avrebbero “cementato l’identificazione da parte del pubblico del segno App Store con un marchio dei servizi offerti da Apple“. (…)
In tale contesto, colme dicevamo, Amazon utilizzerebbe indebitamente il segno Appstore nei propri “Amazon Appstore Developer Portal” e “Amazon Appstore Developer Program“, e starebbe anche pianificando di espandere detto utilizzo illegittimo ai propri servizi di download di software per piattaforma mobile, ovvero ai medesimi servizi per cui esso è utilizzato da Apple: di recente, infatti, Amazon avrebbe annunciato che a breve sarà possibile scaricare una applicazione per piattaforma mobile dal proprio “Amazon Appstore“.
L’uso del segno in questione da parte di Amazon secondo Apple costituirebbe violazione di marchio e atto di concorrenza sleale a suo danno, posto che indurrebbe il pubblico in confusione sul legame esistente tra Amazon e Apple e sulla provenienza dei software messi a disposizione del pubblico da Amazon: in entrambi i casi, infatti, il pubblico sarebbe portato a ritenere erroneamente che vi sia un collegamento (di Amazon e/o del software da essa offerto) con Apple. In aggiunta, l’uso del termine Appstore da parte di Amazon cagionerebbe la “diluition” del marchio di Apple, ovvero la perdita della sua capacità distintiva: in altre parole, diminuirebbe la generale riconducibilità del termine App Store ai servizi offerti da Apple, con grave danno per quest’ultima.
In considerazione di quanto precede, Apple ha chiesto al tribunale statunitense del Northern District of California di inibire Amazon da ogni ulteriore utilizzo del marchio Appstore o di altri marchi simili, nonchè di condannare Amazon al risarcimento dei danni subiti da Apple.