Risarcimento milionario per la violazione dei diritti d’autore sul letto Nathalie di Magistretti-Flou

Con sentenza del 16 giugno 2015 (R.G. n. 53242/12), il Tribunale di Milano – Sezione Specializzata in materia di Impresa “A” – ha condannato una serie di società del gruppo Mondo Convenienza al risarcimento del danno cagionato alla Flou S.p.A. mediante commercializzazione di copie non autorizzate del letto “Nathalie” disegnato da Vico Magistretti. La sentenza, ampia e dettagliata, è di particolare interesse sia perché affronta diverse questioni tipiche dei giudizi sulla violazione di diritti d’autore sulle opere di design, sia per il significativo risarcimento accordato all’attrice. Di seguito una sintesi dei suoi punti salienti.

I Giudici hanno in primo luogo accertato la titolarità dei diritti d’autore sull’opera del design in questione in capo a Flou, sulla base di due circostanze: da un lato, l’esistenza di contratto con Magistretti prima e i suoi eredi poi, in base al quale Flou ha tra l’altro sempre pagato le dovute royalties al designer e agli eredi; dall’altro, il fatto che Flou commercializzi il letto da quasi quarant’anni, e precisamente sin dalla sua prima creazione, ciò che determina la presunzione della titolarità dei diritti in capo a Flou ex art. 167 l.d.a.

In secondo luogo, i Giudici hanno accertato la tutelabilità astratta dell’opera ai sensi dell’art. 2 co. 1 n. 10 l.d.a., respingendo l’eccezione delle convenute secondo cui tale tutela si applicherebbe solo alle opere precedentemente registrate come disegni/modelli. In concreto, il Tribunale ha poi rilevato che l’opera merita tale tutela, possedendo il carattere creativo e il valore artistico richiesti dalla norma appena menzionata. Quanto al “valore artistico”, che è sempre nodo cruciale di questi procedimenti, i Giudici hanno rilevato che esso non è in alcun modo escluso dalla produzione su scala industriale (cosa che altrimenti priverebbe l’industrial design della tutela ad esso accordata dalla legge), e che nel caso concreto è confermato dai numerosi riconoscimenti che l’opera ha ottenuto, “sia quelli provenienti da ambienti professionali (come l’esposizione alla Triennale di Milano), sia in termini di apprezzamento del pubblico”. Nell’affermare ciò, la sentenza sposa l’orientamento ormai consolidato della Sezione (di cui abbiamo parlato tra l’altro qui in questo blog) in base al quale per avere conferma della sussistenza (sin dalla sua creazione) del valore artistico dell’opera “risulta particolarmente importante rilevare la percezione dell’opera agli occhi del pubblico e degli ambienti più specializzati nel settore, tra cui il conferimento di particolari riconoscimenti”.

Precisato quanto sopra, il Tribunale ha accertato la sostanziale identità dei letti commercializzati dalle convenute rispetto a quelli di Flou, concludendo così per la violazione dei diritti d’autore dell’attrice e inibendo le convenute da ogni ulteriore commercializzazione delle copie.

La decisione in parola non ha invece accordato la richiesta tutela all’opera come marchio di forma non registrato, richiamando la giurisprudenza italiana e europea in merito, di cui abbiamo parlato tra l’altro qui in questo blog. Il Tribunale, infatti, “ritiene di poter affermare che la forma del letto “Nathalie” fornisca valore sostanziale al prodotto”, posto che essa “incide in maniera determinante sull’apprezzamento del consumatore tanto da costituire in sé la motivazione dell’acquisto del prodotto”. “Ne deve quindi essere esclusa la protezione come marchio di forma”, visto che l’articolo 9 c.p.i. (in conformità con l’art. 7 del Regolamento sul marchio Comunitario) dispone che “non possono costituire oggetto di registrazione come marchio d’impresa i segni costituiti esclusivamente dalla … forma che dà un valore sostanziale al prodotto”.

Allo stesso modo, la decisione non ha accordato tutela contro la concorrenza sleale, lamentando sostanzialmente una carenza probatoria da parte dell’attrice in tal senso.

I Giudici hanno infine disposto la liquidazione del danno, basandosi fondamentalmente sull’accertamento svolto dal CTU contabile nominato a tal fine: le convenute sono state condannate in solido a risarcire in tutto più di 2,5 milioni di euro, calcolati in rapporto agli utili conseguiti da ciascuna esse, oltre a 762.000 euro per danni di immagine e perdita del valore dell’asset immateriale di Flou, e alle spese di lite. In aggiunta, è stata ordinata la pubblicazione della sentenza su due quotidiani nazionali, una rivista di settore e il sito web di Mondo Convenienza.

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