Il Tribunale UE conferma la sanzione da 860 milioni inflitta a Microsoft per abuso di posizione dominante
Il Tribunale dell’Unione Europea (“TUE”), con decisione di ieri 27 giugno nella causa T-167/08, ha sostanzialmente confermato le sanzioni inflitte a Microsoft nel 2004 e nel 2007 dalla Commissione UE (“CE”) per abuso di posizione dominante.
Quest’ultima, con decisione del 24 marzo 2004, aveva inflitto un’ammenda da oltre 497 milioni di euro al colosso americano, colpevole di non aver trasmesso ai suoi concorrenti le “informazioni relative all’interoperabilità” loro necessarie per realizzare prodotti concorrenti con quelli di Microsoft sul mercato dei sistemi operativi per server per gruppi di lavoro. In ragione di ciò, la CE aveva peraltro ordinato a Microsoft di rendere accessibili tali informazioni e di autorizzarne l’uso a condizioni ragionevoli e non discriminatorie. La CE, ritenendo disattesi da Microsoft gli obblighi prescritti dal provvedimento del 2004, aveva poi imposto penalità di mora alla multinazionale, da ultimo con decisione C(2008)764 che fissava in 899 milioni di euro l’ammontare definitivo della penalità di mora inflitta. (…)
Il TUE, investito (per la seconda volta) della questione su richiesta di Microsoft di annullare la decisione, l’ha invece confermata, giudicando idoneo il criterio adottato dalla CE per valutare la ragionevolezza delle remunerazioni richieste da Microsoft ai concorrenti per consentire loro l’accesso alle informazioni relative alla interoperabilità. Detto criterio, rileva il TUE, correttamente attiene al solo carattere innovativo o meno delle tecnologie in questione (ritenute non innovative in 166 casi su 173): così, Microsoft può certamente chiedere remunerazioni che rispecchino il valore intrinseco delle informazioni relative all’interoperatività, ma non remunerazioni fondate sul loro valore strategico, ovvero risultante dalla semplice possibilità di interoperare con i sistemi operativi della Microsoft.
Unica – magrissima – consolazione di Microsoft, in tale decisione, è stata la riduzione della penalità di mora da 899 a 860 milioni di euro, effettuata dal TUE per tener conto del fatto che la CE aveva espressamente consentito al colosso informatico di applicare, per un certo arco temporale, dei limiti alla distribuzione dei prodotti “open source”.