Continuano le liti su Facebook: fermati i Winklevoss, prosegue Ceglia
E’ di questi giorni la notizia della definizione della vertenza tra Mark Zuckerberg, noto fondatore di Facebook, e i suoi ex compagni di Harvard i gemelli Winklevoss, che lamentavano che Zuckerberg avesse loro rubato l’idea che sta alla base del social network. Già nel 2008 tra le parti era intervenuta una transazione con pagamento ai Winklevoss di 20 milioni di dollari in contanti e 45 milioni in azioni di Facebook. Poichè tuttavia la società era stata poco dopo valutata 50 miliardi di dollari, i gemelli erano tornati alla carica affermando di essere stati ingannati sul reale valore di Facebook e di avere perciò ricevuto una cifra troppo bassa; tesi, questa, cui la Corte d’Appello Federale di San Francisco non ha dato credito, confermando la validità dell’accordo transattivo del 2008.
Nel frattempo continuano su altro fronte le vicende giudiziarie del giovane CEO, che si trova a dover fronteggiare in giudizio il newyorkese Paul Ceglia, asserito socio finanziatore di facebook. Ceglia, dopo avere avviato una causa contro Zuckerberg la scorsa estate, un paio di giorni fa ha depositato un “amended complaint” con cui presenta nuove prove a sostegno della propria tesi. (…)
In sostanza Ceglia afferma che lui e Zuckerberg il 23 aprile 2008 avrebbero concluso un contratto di “general partnership” per la realizzazione di Facebook. Detto contratto – che è stato depositato in giudizio – avrebbe attribuito a Ceglia, a fronte di un suo stanziamento iniziale di 1.000 dollari, il 50% dei diritti su Facebook e quindi il 50% dei benefici economici da esso derivanti. In particolare, il contratto prevedrebbe quanto segue: “It is agreed that Purchaser [Ceglia] will own a half interest (50%) in the software, programming language and business interests derived from the expansion of that service to a larger audience“. In aggiunta, in base al contratto Ceglia avrebbe avuto diritto ad un ulteriore 1% dei diritti sui Facebook per ogni giorno di ritardo di Zuckerberg nel completare e mandare online il sito rispetto al termine concordato dell’1 gennaio 2004.
Ceglia ha depositato in giudizio anche una serie di email che confermerebbero gli accordi intercorsi e i pagamenti fatti dal newyorkese per finanziare la realizzazione di Facebook. Tra le altre, in una email del novembre 2003 riportata nell’amended complaint Zuckerberg sembra fare riferimento proprio al progetto dei fratelli Winklevoss e chiede a Ceglia uno stanziamento di altri 1.000 dollari per poter pagare qualcuno che lo aiuti a finire il sito in fretta e a battere sul tempo i Winklevoss, che secondo Zuckerber avevano un progetto simile al loro: “I have recently met with a couple of upperclassmen here at Harvard that are planning to launch a site very similar to ours. If we don’t make a move soon, I think we will lose the advantage we would have if we release before them. I’ve stalled them for the time being and with a break if you could send another $1000 for the facebook (sic) project it would allow me to pay my roommate or Jeff to help integrate the search code and get the site live before them. Please give me a call so that we can talk more about this“. Seguì quindi, secondo la ricostruzione di Ceglia, un ulteriore stanziamento di $ 1.000 da parte sua nel novembre 2003.
In un’altra email, del 2 febbraio 2004, Zuckerberg riconoscerebbe addirittura che, secondo gli accordi contrattuali, la quota di Ceglia sarebbe arrivata all’80% a causa del ritardo nel completamento di Facebook: “Paul, I have a rather serious issue to discuss with you, according to our contract I owe you over 30% more of the business in late penalties which would give you over 80% of the company. First I want to say that I think that is completely unfair because I did so much extra work for you on your site that caused those delays in the first place and second I don’t even think it is legal to charge such a huge penalty. Mostly though I just won’t even bother putting the site live if you are going to insist on such a large percentage. I’d like to suggest that you drop the penalty completely and that we officially return to 50/50 ownership“. Ceglia avrebbe quindi acconsentito a rinunciare all’ulteriore 30% che gli sarebbe spettato, con ciò in sostanza permettendo il lancio del social network il successivo 4 febbraio.
Alla luce di quanto sopra, Ceglia lamenta quindi di essere stato ingiustamente estromesso dalla fondazione di Facebook, Inc. e dallo sviluppo del social network, e chiede al tribunale del Western District di New York di accertare che a lui spetta il 50% dei “total equity interest in Facebook, Inc. received by, and promised to Zuckerberg, including, but not limited to, stock, stock options and restricted stock units” (oltre a danni e spese legali).